martedì 29 marzo 2011

Homeschooling: city tour #6 i pozzi veneziani.

Camminando per Venezia, ci si accorge immediatamente che , in ogni campo, campiello, corte, ovunque ci sia dello spazio aperto, si trova una "costruzione" in pietra. Un manufatto di forma cilindrica, di dimensioni variabili, spesso riccamente decorato e con una copertura in metallo.

Questi sono quelli che  a Venezia si chiamano Pozzi... ma in realtà non hanno nulla a che vedere con i pozzi che si trovano sulla terra ferma.
Un pozzo e uno scavo nel terreno che raggiunge una falda acquifera e permette così di sfruttarla dalla superficie, per mezzo di secchi calati nello stesso.

Ne sottosuolo di Venezia però, non ci sono falde acquifere di acqua potabile, semmai si può trovare dell’acqua salmastra che però non è adatta all’uso domestico.
In antichità si era trovata qualche piccola falda di acqua dolce al Lido, ma in città nulla, comunque non sufficiente al bisogno della popolazione.

Una delle due vere da pozzo nel cortile del Palazzo Ducale
Quindi vennero costruiti questi Pozzi che, in realtà sono delle cisterne per raccogliere l’acqua piovana, ma anche per stoccare l’acqua portata tramite le barche – burchi - dalla terraferma. Delle barche a fondo piatto, di lunghezza compresa tra i 20 e 35 metri, con portata dalle 70 alle 250 tonnellate. 

Anche le cisterne dovettero però affrontare il problema del sottosuolo veneziano, argilloso e salmastro. Si dovette inventare un sistema per isolarne il contenuto.

Inoltre venne messo a punto un sistema per ottimizzare la raccolta di acqua piovana.
I tetti costituivano il primo punto di raccolta, le loro falde sporgenti gettavano l’acqua sul selciato e su chi vi passava sotto per poi raggiungere le cisterne. Più tardi le falde vennero costruite a filo degli edifici e l’acqua piovana venne canalizzata nelle grondaie gornee convogliata alle cisterne senza disturbare i passanti.

La cisterna veniva costruita così:
si scavava una buca di circa 3, 4 metri di profondità e di larghezza variabile a seconda dello spazio disponibile. La buca veniva foderata con argilla impermeabilizzante e al suo centro si collocava una spessa lastra rotonda in pietra su cui avrebbe poggiato la canna circolare della cisterna costruita con speciali mattoni tondeggianti detti pozzali. Al livello del pavimento, la canna era sormontata da una vera da pozzo generalmente in pietra d’Istria.

uno dei pozzali
La vera da pozzo del cortile delle Prigioni Nuove
La buca veniva riempita di sabbia che aveva la funzione di filtro, nella parte più vicina alla pavimentazione, veniva costruita una specie di galleria a cerchio che circondava la cisterna, cassoni, che raccoglieva acqua piovana tramite delle specie di tombini in pietra detti pilelle.

Dai cassoni l’acqua scendeva a filo nella sabbia , spongia, e si puliva.
In fine la vera da pozzo era chiusa con un coperchio in ferro chiuso a chiave.

una cisterna in sezione... homemade!
Questo sistema di stoccaggio dell’acqua piovana aveva ovviamente bisogno di spazi aperti.
Guardando la mappa della città, disegnata da  Jacopo de’Barbari nel Medioevo, si nota come Venezia, a differenza di altre città abbia molti più spazi scoperti, senza edifici. Ovviamente una scelta dettata dalla necessità di procurarsi più acqua possibile.


2 commenti:

  1. Siamo stati da poco a venezia e abbiamo notato questi "pozzi", mio marito ha fatto tante fotografie, poi arrivati a casa grazie e a wikipedia abbiamo capito meglio laloro funzione e la loro storia. Grazie del tuo approfondimento...

    RispondiElimina
  2. Ciao Palmy, mi fa piacere che il mio post vi sia servito! Alla prossima gita a Venezia :)

    RispondiElimina