venerdì 19 novembre 2021

Un libro dallo scaffale: La casa del gelsomino bianco. Recensione e intervista all'autrice.




La casa del gelsomino bianco

di
Sara Serra



Il primo aggettivo che mi viene in mente riguardo a questo libro è profumato. Le descrizioni che Sara fa dei luoghi e delle stagioni, te ne fanno sentire i profumi.

Una storia prevalentemente al femminile nella quale i protagonisti sono delineati in maniera dettagliata ma mai eccessiva. Pare che l'autrice sappia esattamente quanto il lettore voglia conoscere dei vari personaggi e non eccede mai. 

Si tratta della storia di una famiglia declinata al femminile: tre cugine e due zie attorno alle quali gravitano alcune figure maschili. un libro che parla di donne, della loro forza, delle loro debolezze, delle capacità e dei sogni ma anche delle paure e dei dolori.
la storia si dipana in un continuo andirivieni tra passato e presente, qualcosa rimane non raccontato e si percepisce che sia un fatto importante: il giusto pizzico di sale che da sapore al racconto e ti tiene incollata alle pagine.
La tisaneria alla quale Alena vuole ridare vita sembra il sogno segreto di ogni lettrice accanita.

«A essere sincera», ammisi, «non ho ancora preparato un piano per il negozio. Devo lavorarci su ma ho già le idee chiare. Oltre ai nostri infusi vorrei servire prodotti da forno e pasticceria, creare un ambiente caldo e intimo: un rifugio per chi ama leggere e sorseggiare qualche infuso tra un libro e un altro o semplicemente con qualcuno accanto.»

Due uomini appaiono nella vita della protagonista, entrambi in qualche modo legati al suo passato e forse faranno parte del suo futuro. Sicuramente però Alena è concentrata sul presente , sul progetto di rilanciare e rimettere a nuovo l'azienda di famiglia: non è forse per questo che è tornata dal Canada?

Questo libro può essere letto dando rilevanza a diversi aspetti: la crescita personale, la storia di una famiglia, la progettualità femminile e la determinazione quando si tratta di lavoro.

Alena nella sua tisaneria propone infusi speciali, dalle zie ha imparato le caratteristiche delle erbe e il suo istinto la a iuta a trovare la miscela giusta per ogni persona, quello che lei chiama "infuso rivelatore"... un po' come la Vianne di Chocolat.
Ho sempre pensato che sarebbe bello entrare in un locale e trovare qualcuno che si prenda cura di trovare la giusta combinazione di spezie per la tua cioccolata, il giusto mix di erbe pe la tua tisana o la giusta tostatura per il tuo caffè.

Alena lotta a fianco delle sue cugine e delle zie per mantenere in vita l'azienda di famiglia, il frutteto, il vigneto e i cavalli, ma i problemi sono tanti. Ce la farà il finanziatore a dare l'aiuto necessario?

"Poteva sembrare sciocco piangere la morte di uno stupido albero ma era come se, ancora una volta, fossi venuta meno al lavoro dei miei nonni e come se dovessi vedere un altro pezzettino della tenuta sgretolarsi sotto ai miei occhi impotenti." 

Qual è il motivo che ha spinto Alena a fuggire in Canada per tre anni? 
Perché Cleo è così aspra nei suoi confronti?
Ethan, compagno di tutta la vita, sarà relegato al ruolo di amico?

«Mi dispiace così tanto, piccolo mio. Non so davvero perché tutto questo stia succedendo a noi», provò a dirmi con la voce rotta dal pianto.

Ad un certo punto della narrazione, quello che sembrava essere il racconto realistico di una storia famigliare, prende una piega più fantastica e spirituale. Questo cambio di direzione mi ha colto alla sprovvista ed ha scatenato in me un certo disappunto. Temevo che il lato surreale avrebbe preso il sopravvento stravolgendo quella storia di famiglia e sentimenti alla quale mi ero così affezionata. L'autrice è stata in grado di calmierare bene questi due elementi spiazzandomi con più di un colpo d scena.

«La vita non è che un continuo susseguirsi di cicli e ricicli, di scene che si ripetono e immagini che si susseguono negli anni», disse. «Quando tutto sembra finito, qualcosa di più bello è pronto a ricominciare.»

Il finale della storia mi ha colta impreparata, mi ha sorpresa totalmente... ma non vi svelerò nulla.

"La neve cominciò a fioccare dietro alle finestre appannate e “Villa Sole” si ammantò di bianco come una sposa timida davanti al suo inverno migliore, quello che avrebbe cristallizzato ogni fiore, ogni petalo e ogni foglia per prepararci alla più calda e colorata primavera."

 
Sara Serra è nata a Mazara del Vallo (TP) nel 1982 ma vive a Roma.
Laureata in scienze giuridiche con un passato da lit-blogger coltiva sin da piccola la passione per la scrittura e ama leggere senza distinzione di genere.
Sogna di ereditare un castello con 40 cani e un enorme libreria.

Intervista:

Quando è nata la tua voglia di scrivere? 
Già alle elementari scrivevo poesie in rima (o quasi) e storielle fantasiose. Credo che scrivere sia un vizio di famiglia, anche mio nonno ce l'aveva e anche mia sorella ama farlo. 

Hai fatto degli studi per affinare e tua capacità di scrittrice? 
Ho frequentato due corsi di scrittura creativa più un corso specifico per il genere giallo e poliziesco con tutti i suoi sottogeneri. In effetti, il thriller è uno dei generi che preferisco leggere. 

I tuoi studi universitari (scienze giuridiche indirizzo investigativo) hanno influenzato il tuo modo di scrivere i Thriller? O anche di leggerli?
Forse adesso sono più avvezza a scovare le indagini inverosimili, le situazioni assurde e inesattezze varie ed eventuali. Ma essendo romanzi, una certa libertà letteraria è più che tollerata, o no?

Quando hai pensato di essere in grado di scrivere un libro? Immagino sia un sogno che hai sempre avuto, ma quando hai realizzato che ne saresti stata capace?
Quando leggendo molti dei libri considerati imperdibili, mi sono resa conto che alcuni dei testi conclamati, su di me non avevano grande appiglio mentre, al contrario, romanzi poco noti mi sono entrati nel cuore. Ho capito che la letteratura è soggettiva e che magari ciò che scrivo può trovare il favore di qualche lettore, meno di qualche altro. Una cosa che non è soggettiva, invece, è la capacità narrativa e l'uso corretto della grammatica. Ma quelli sono gli strumenti dello scrittore che si affinano solo con la pratica e con lo studio. Frequentare i corsi di scrittura creativa e mettermi in relazione con altri autori inediti mi ha aiutato a capire come approcciarmi alla scrittura e poi, in seguito, a una casa editrice. Quando è arrivata la prima proposta di pubblicazione, allora ho avuto la certezza di esserne davvero capace. 

La trama di questo libro è abbastanza complessa, com'è nata?Un poco alla volta o quando ti sei messa a scrivere avevi già chiara in mente la storia? 
Ho scritto questo libro in sette anni. L'idea è partita da un mercato della domenica, osservando una famiglia tutta al femminile dietro al bancone della frutta e della verdura che preferivo. Poi tutto il resto è nato scrivendo. Inizio sempre prendendo appunti sui personaggi, sui luoghi, sui punti salienti della trama e poi da lì costruisco la storia in base a quello che mi dettano testa e cuore durante la stesura. A volte prevale l'uno e a volte l'altro. Dalle oltre 400 cartelle iniziali ho cominciato il vero lavoro di lima e cesello, quello che reputo il più difficile in assoluto. Ho riletto un'infinità di volte il testo modificando qualcosa ogni volta e anche Alena ed Ethan, con il passare degli anni, sono molto cambiati. Forse perché intanto sono cambiata anch'io. Ho smesso di rileggere e correggere, anche con l'aiuto della mia editor, solo pochi giorni prima del visto si stampi. Anche adesso, se lo rileggessi per intero, cambierei di sicuro qualcosina... 

I caratteri dei personaggi del libro ti sono stati ispirati da persone che conosci o sono totalmente frutto della tua fantasia? 
Assolutamente frutto della mia fantasia. Creare persone (alcuni li chiamano personaggi) dal nulla e dare loro un carattere specifico e delle peculiarità è, secondo me, la parte più divertente di scrivere un romanzo. 

Stai pensando ad un altro libro? 
Certo! A due in realtà. Uno è già in stesura. Si tratta di un romance suspense ambientato nelle Ardenne. O per lo meno l'idea è quella. Vedremo, poi, dove mi porterà la penna.



Ho letto anche i ringraziamenti alla fine del tuo libro e mi è piaciuta molto la tua riflessione alla fine

 "Non dovremmo mai fermarci noi donne, davanti a niente e nessuno. Inseguiamoli sempre i nostri sogni, realizziamo tutti i nostri desideri, facciamo tutto ciò che è in nostro potere se questo non lede alcuno ma serve a renderci felici. Non lasciamo che qualcuno ci annulli o zittisca o tenti di sopraffarci. Altrimenti, che siamo donne a fare?"


Alla fine del libro c'è un QRcode con il quale è possibile accedere ad una playlist di canzoni associate ai vari capitoli del libro.

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