Nel mese di ottobre, qui alla base, abbiamo cercato di ridare vita al Club del Libro, un'attività che avevamo iniziato nel marzo del 2020 pensando che il Club ci avrebbe potuto dare un'occasione di confronto e anche un momento d'incontro con le atre donne presenti qui ... poi arrivò il Covid e il Confinement.
Abbiamo continuato a leggere ed abbiamo provato ad avere degli incontri virtuali: non è andata malissimo, abbiamo comunque avuto letture condivise per 8 mesi.
Ora che le misure di distanziamento sono più morbide, abbiamo pensato di rilanciare l'attività e cominceremo conLa cacciatrice di storie perdute
di Sejal Badani
Best seller internazionale tradotto in 12 lingue.Questo libro scelto un po' per caso, sperando che il titolo invogliasse un maggior numero di donne a partecipare alla lettura condivisa, si è rivelato molto appassionante. Alcune di noi hanno fatto notte fonda, non riuscendo a staccargli gli occhi di dosso!
Jaya, giornalista newyorchese di origini indiane parte per l'India per scoprire che cosa il nonno morente voglia lasciare a sua madre. In realtà la giovane donna sta cercando di sfuggire al dolore causato dalla terza gravidanza consecutiva finita male. Fugge dalle macerie del suo matrimonio che sembra non essere stato capace di sopravvivere al dolore delle perdite: il marito Patrick sta già guardando altrove ...
Grazie all'incontro con Ravi, un intoccabile, domestico di sua nonna e custode della storia della famiglia Jaya imparerà conoscerà la storia delle donne che l'hanno preceduta e finalmente capirà perchè sua madre le è sempre sembrata così fredda e distante.
Una lettura scorrevole e avvincente che tratta tematiche importanti:
La maternità negata da madre natura e il modo diverso di metabolizzare il dolore all'interno della coppia. Come un dolore così grande possa dividere o unire due persone.
"Patrick rimaneva accanto a me, oppresso da tutto il suo dolore. Piangeva, mentre io non riuscivo a versare una singola lacrima. Soffriva quando il dolore che provavo non mi concedeva nessuna tregua. Il suo percorso verso la guarigione consisteva nel tornare alla vita di tutti i giorni. Ma ogni passo avanti che faceva mi lasciava sempre più indietro. Alla fine, mi sono ritrovata da sola e senza risposte su come riempire tutto quel vuoto."
La condizione della donna: a partire dalla situazione in India alla metà del secolo scorso quando grazie anche a Gandhi si sono fatti grandi passi avanti fino ad arrivare ai giorni nostri quando ancora la forza della consuetudine blocca le donne in una condizione di inferiorità.
Jaya scopre di avere una nonna, Amisha, che amava scrivere, proprio come lei e che grazie alla scrittura ha cercato di evadere dalla propria condizione.
"E se la tradizione non fosse altro che una scusa per mantenere le cose come sono sempre state?"
"Se la società accetta un comportamento, le conseguenze sono poche", concordò Stephen. "Ci vorrebbe una persona di spicco che si opponesse alla norma."
"La storia ci insegna che abbiamo bisogno di etichette per definire chi siamo. Per centinaia di anni, le persone hanno categorizzato le altre come esseri inferiori per sentirsi più potenti."
L'amore: quello per la famiglia, quello per i figli, quello impossibile per un uomo diverso, quello per un amico insostituibile. La storia di Amisha insegna alla nipote che si può essere forti tanto da accettare con coraggio il proprio destino. Sempre in bilico tra i suoi reali sentimenti e ciò che la società pretende da lei Amisha scrive storie che nascono prepotenti dentro di lei. Vuole imparare l'inglese per potersi migliorare, per poter leggere anche lei i libri sui quali hanno studiato i suoi fratelli e sui quali studieranno i suoi figli (tutti maschi, tranne una). Entra alla scuola britannica e conosce Stephen, un uomo dell'Impero, che la ascolta e la fa sentire una persona e non solo una donna. Un amore profondo e delicato che si scontra contro il muro delle differenze razziali.
La gratitudine: quella di Ravi, intoccabile assunto come servitore da Amisha, si trasforma in una lealtà e dedizione totale nei confronti della sua padrona e della sua famiglia. Sarà grazie a lui e al suo racconto che Jaya riuscirà a rimettere assieme i pezzi della propria esistenza.
Un giorno Ravi accompagna Jaya a visitare un orfanotrofio, dove lui spesso porta la pronipote, per farle capire quanto la sua vita sia felice e fortunata. Qui Jaya capisce di essere rimsta troppo a lungo concentrata sul proprio dolore.
"«Che cosa intende?» «Tutti i genitori sognano di avere un figlio proprio. Crescere un riflesso di sé stessi. O no?», spiega. «Ma i genitori che vengono qui ammettono di non essere riusciti a realizzare i propri sogni. Sono passati dalla disperazione alla rassegnazione. Non possono avere un figlio tutto loro, ma i loro cuori sono ancora vuoti. Passano da quella porta già con le braccia tese».
«Ma quel bambino non è né il loro riflesso né sangue del loro sangue».
«Questo è vero, ma in quel momento il bambino li rende una famiglia. E i genitori escono da qui consapevoli del fatto che essere madre o padre è un dono, non importa il modo in cui l’obiettivo venga raggiunto».
Riporta la bambina addormentata nel suo lettino. «Vorrei che tutti, non solo le poche persone costrette a percorrere questa strada, sapessero che cosa si ottiene in cambio quando si dona il cuore a un bambino che non è il proprio figlio naturale»."
L'amicizia e la forza che da essa si può trarre e l'importanza della gentilezza
"spero di imparare a rimanere piccola quando serve, affinché gli altri possano sentirsi alti."
Una scrittura nella quale immergersi totalmente e un finale non scontato.
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma
Seguirò i vostri consigli letterari, amo leggere, grazie e buone serate!
RispondiEliminaBuone letture Lea!
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