venerdì 26 aprile 2013

Venerdì del Libro: recensione ed intervista " Poi ho smesso"

Tramite FB ho chiesto l'amicizia ad una compagna delle scuole medie, un modo carino e discreto per riallacciare i contatti con vecchie conoscenze che si son perse durante la crescita.

Poi un giorno, leggendo vari post sulla home page del social network, scopro che, con lo pseudonimo di Sofia Green, ha scritto e pubblicato un libro che verrà presentato il 27 Aprile a Reggio Emilia durante una cena al buio,  un evento di beneficenza in favore dell'Unione Italiana Ciechi.

Beh, c'è da chiederlo? Ho comperato subito il libro in formato e-book e mi sono tuffata nella lettura. 

Poi, ho smesso


Sinossi da Amazon

Io che non avevo mai chiesto, proprio per non sentirmi dire no.
Io che non avevo mai permesso a me stessa di provare piacere, per paura che si mutasse in dolore.
Io che avevo anche evitato di essere felice, per non dover poi soffrire.
Io che spesso non volevo iniziare, per timore che finisse.

Poi, ho smesso.





Anche per me, come per la protagonista del libro “leggere è come respirare” ma fermare su carta i propri pensieri richiede un attimo di calma e tranquillità, cose che ultimamente non ho decisamente avuto a disposizione.

La lettura di questo libro risale a prima di Pasqua, purtroppo però quest’ultimo periodo è stato piuttosto caotico, tra il lavoro e  gli impegni delle bambine … quindi arrivavo a sera senza le energie necessarie per mettermi al computer a scrivere una recensione.
Leggere queste pagine è stato un piacere, si è trattato di uno di quegli scritti che ti assorbono l’anima e la mente, di quei libri ai quali ti trovi a ripensare anche durante la giornata, quando la mente inizia a vagare allontanandosi dalla routine quotidiana.
Non è un libro breve, ma l’ho letteralmente divorato in  circa tre giorni... io leggo ovunque ci sia un attimo per me, quindi il vaporetto è prezioso: 15 minuti andare e 15 tornare durante i quali mi isolo dal mondo e mi tuffo nella lettura. Alla sera, quando le bambine vanno a letto (il marito è a Roma durante la settimana) mi preparo una tisana e mi concedo alla lettura finché non mi si chiudono gli occhi.

“Poi, ho smesso” parla di una rinascita, la storia di una donna che vive intensamente la fine del proprio matrimonio e contemporaneamente cerca di ricostruirsi un’identità cambiando il suo modo di essere, di porsi agli altri e persino la propria professione.
La storia di una donna che si trasforma come una crisalide, che prende coscienza lentamente del proprio essere, delle proprie aspettative e d esigenze, che non devono per forza partire dagli altri od essere in sintonia con quelle di chi le sta accanto per essere giuste o giustificate.

     Cara Sofia,  
tuo romanzo è stato coinvolgente, non ho avuto bisogno di rileggerlo per comprenderlo, è bastata la prima lettura. Ho annotato molte frasi che mi hanno  dato spunto alcune riflessioni.
Non so se mi sbaglio, ma mi è sembrato molto autobiografico, quantomeno nell'essenza se non nei dettagli.
Ho deciso di leggere il libro perché mi ricordavo di Sofia come di una ragazzina molto intelligente e determinata, non mi ha stupita scoprire la laurea in legge e la conseguente carriera da avvocato.
Ricordo che non mi capacitavo per il suo carattere ombroso e per il fatto che fosse spesso “arrabbiata” con gli altri.
Io pensavo “è intelligente, è bravissima a scuola, i suoi genitori non avranno niente da rimproverarle anzi l’adoreranno … perché non dimostra più felicità?”
Quindi mi hanno molto stupita le descrizioni del rapporto con i genitori, non so se siano solo finzione letteraria, perché pensavo che vivessi con loro una relazione idilliaca, alle medie di te pensavo “Perché è spesso scontrosa con gli altri? Perché non è felice e spensierata quando avrebbe tutte le ragioni per esserlo?"

Ricordo che ti trovavo difficile da approcciare, come chiusa in un riccio, quasi  a doverti difendere da noi, dagli altri, da quei compagni che forse intellettualmente non erano alla tua altezza.
Spesso  avrei voluto avvicinarmi a te per capire, ma trovavo la cosa troppo "laboriosa" e quindi ho lasciato perdere … questa è sempre stata una mia caratteristica, anche se sembro esuberante, in realtà sono sempre stata una persona timida, una timida che non sopportando la propria timidezza, cercava di sconfiggerla giorno dopo giorno.

Però le persone troppo chiuse mi ricordavano troppo me stessa, quindi alla fine mi allontanavo da loro, quasi temendo di poter essere risucchiata nella loro “chiusura”.

Quello che scrivi del rapporto con genitori molto esigenti, che spostavano sempre l’asticella per poter diventare la figlia perfetta e il conseguente senso di inadeguatezza, sono esperienza personale?
Non posso scrivere se non di quello che conosco... ricordi? Quindi scrivo la verità in primis. Poi, la seconda stesura cerca di eliminare i  particolari personalissimi e mettere in risalto quello che, della mia esperienza, può essere comune a molti, se non a tutti. Io lo chiamo "processo di universalizzazione del vissuto". Quello che fa o dovrebbe far scattare il cd. riconoscimento nel lettore: “sì, questa cosa che leggo mi riguarda, la sento mia, è accaduta anche a me...”, allora lo scopo dello scrittore è raggiunto. Ha scritto per gli altri e non (solo) per sè.
Premesso questo, i genitori esigenti che proiettano sul figlio i loro desideri e le loro aspettative sono molto più numerosi di quanto Tu immagini. Ho ritrovato questa problematica in molti figli, alcuni si sforzano di raggiungere un sereno distacco, altri neppure ne sono consapevoli ma soffrono con eguale intensità.

Appassionante nel tuo libro è la descrizione del percorso che deve fare la protagonista per liberarsi da tutte le sovrastrutture che la famiglia, il marito e la vita professionale le avevano imposto, prima di riuscire a trovare se stessa.
Essendo io diventata mamma per scelta MIA e non per convenzione, mi hanno molto colpita le considerazioni della protagonista riguardo alla maternità, avvenimento della mia vita che io avevo invece sempre dato per scontato e naturale. Probabilmente peccando di leggerezza.
La preoccupazione di ripetere gli errori dei propri genitori  è insita credo in ognuno di noi, può essere un monito per diventare genitori migliori (o diversi) ma non credo debba condizionarci a tal punto da temere di essere un danno per i nostri figli.

“… essere troppo apprensiva, puntare loro addosso i riflettori,
concepire delle aspettative sulle loro vite …”

Strada facendo si impara a preoccuparsi per loro senza essere apprensivi, ad insegnare loro ad avere delle aspettative cercando di dare dei suggerimenti senza essere soffocanti ma aiutandoli con il nostro supporto … insomma si impara a fare i genitori un passo alla volta.

Non credi che la protagonista abbia una sorta di “deformazione professionale” che le fa analizzare tutto in anticipo con l’intento di risolvere l’intero quadro della questione prima che esso inizi a prender vita, quasi a poter così eliminare il rischio di imprevisti? Non so se questo sia possibile in una causa legale … di certo non lo è per la vita.
Sicuramente ho marcato questo aspetto caratteriale della protagonista, avendolo ritrovato in molte persone, soprattutto nelle donne: pianificare, organizzare, prevedere, pensare in anticipo ,quando si ha in animo di realizzare un progetto. Il capitolo sulla maternità è forte e sentito: hai ragione quando dici che avere figli è un evento naturale, quasi scontato. A una condizione: che si sia raggiunto un grado di consapevolezza sufficiente ad essere un punto di riferimento per i figli e non vice versa. Troppe volte ho ascoltato racconti pieni di angoscia di figli che vengono richiesti di fare i genitori... dei loro genitori!
Sono d'accordo sul fatto che è impossibile eliminare gli imprevisti dalla propria vita e, d'altronde: perché volerlo fare? Lasciarsi sorprendere dal domani, da quello che accadrà fra un mese o  fra un'ora è una delle possibilità più affascinanti del nostro cammino sulla terra. Sofia ha imparato a lasciarsi andare!

Una delle fragilità della protagonista del romanzo è data dalla paura di non essere mai all’altezza, di non essere mai abbastanza per poter essere amata e anche questo la trattiene dall’avere dei figli

… tutto il disperato desiderio di piacere, mai abbastanza gratificato, tutta la solitudine di chi si sente respinto da ogni lato mi trattengono da questa intrapresa.”

Ora che ha un nuovo compagno, una persona che la stima  e la ama per ciò che è, senza riserve, mi chiedo se Sofia sia finalmente riuscita ad amare ed accettare se stessa.
Ho scritto intenzionalmente una storia a lieto fine. Da adolescente mi piacevano molto i libri che finivano male e, forse per questo, ho potuto leggere senza fatica tutti  i grandi classisi; con l'età che avanza, sono più  contenta quando il libro che prendo in mano ha una conclusione positiva o, quanto meno lascia spazio ad una speranza di miglioramento. Il percoso di Sofia ha esattamente quello scopo: dimostrare che si può prendere coscienza del proprio passato ed utilizzarlo per migliorare il presente. Certo, è difficile che gli errori non si ripetano:, “talvolta quei fantasmi si affacciano ancora oggi, dopo ch'è trascorso molto tempo. Ora però non c'è più battaglia, mi basta guardarli fisso in faccia un attimo perché svaniscano come ombre al sorgere del sole”

Ho trovato questo libro rassicurante, nonostante il travaglio emotivo che attraversa la protagonista, alla fine c’è la testimonianza della sua rinascita. Una lettura positiva che dimostra come, con costanza e caparbietà, imparando dai propri errori, si possa raggiungere l’obbiettivo.

Sicuramente la caparbietà è parte forte del tuo carattere, ne sono convinta per i ricordi che ho di te tra i banchi di scuola, ma anche per lo scorcio di vita che mi hai raccontato su FB. Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
Ho scritto per fare il punto della situazione e per misurarmi con l'ennesima sfida: fin da quando ho imparato a leggere, è sorto in me il desiderio di emulare gli autori che stimavo. Non per desiderio di notorietà, ma perché i loro messaggi sono universali, mi ci sono riconosciuta e mi auguro di poterli trasmettere ad altri.

Che significato ha avuto per te la stesura di questo romanzo e a chi è “dedicato”, ovvero a quale pubblico?
 La mia intenzione è offrire a ciascun lettore almeno uno spunto di riflessione, un argomento su cui confrontarsi con gli amici, anche sulle pagine dei social networks, nei blogs (a quanto pare, almeno con Te, ho raggiunto lo scopo). Mi piace che le idee universali circolino fra le persone, si sviluppino; mi piace la dialettica e la critica costruttiva. Sono convinta che servano a sviluppare l'autoconsapevolezza individuale di cui c'è tanto bisogno: troppe persone poco o nulla consapevoli fanno molto male. Poi, ho smesso può apparire un libro dedicato alle donne, ma alcuni lettori già lo consigliano all'altra metà del cielo come contributo per comprendere sempre meglio il (misterioso) universo femminile.


Concordo con Sofia, questo libro non è solo per le donne, anzi. Credo che sia un esempio di come si possa cambiare la propria vita se se ne ha la forza  e la costanza. Quindi ve ne consiglio la lettura.

Inutile dire che ... aspetto il prossimo libro di questa neo scrittrice!

Con questo post partecipo a  I Venerdì del Libro di  HomeMadeMamma

5 commenti:

  1. Molto bello e molto bella l'intervista, piena di spunti che mi piacciono, anche perché mette in scena meccanismi di auto-proiezione nel mondo che ci sono comunque sempre familiari. Lo comprerò! Io invece ho parlato di un racconto resistenziale per il 25 aprile, che ho anche proposto in calce al post.

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  2. Bella l'iniziativa e bella la tua recensione!

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  3. Volevo ringraziarti per essere passata da me, e trovo questo bellissimo libro. Mi hai proprio incuriosita!
    Ciao Moni

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  4. Che bella la tua scoperta di avere una vecchia amica diventata scrittrice!
    Il libro mi sembra interessante e poi l'intervista mi ha molto colpito.
    Facebook allora serve anche a qualcosa di buono ;-)

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