Ho sempre usato l'argilla per uso esterno, applicando egli impacchi di argilla e acqua. Sapevo delle sue proprietà utili a risolvere problemi della pelle come l'acne, le dermatiti, scottature ma anche problemi articolari, ossei e muscolari
come distorsioni, contusioni, fratture e dolori reumatici. Io l'ho usata spesso in caso di lividi, durante il periodo di attività sportiva. Una volta ho drenato un ristagno di liquidi dopo una rovinosa caduta in bicicletta, solo applicando costantemente un impacco a base di argilla... ci ho messo un po' ma poi non si è più riformato!
Ora ho invece deciso di sfruttare le proprietà depuranti dell'Argilla Verde Ventilata. L'argilla è ricca di oligo elementi e minerali come silice,
ferro, calcio, magnesio e potassio, ha quindi un forte potere
rimineralizzante oltre che antisettico, assorbente, battericida e cicatrizzante. Contribuisce inoltre a de-acidificare il corpodato il suo Ph leggermente alcalino. L'argilla ventilata ha grandi capacità assorbenti grazie alle quali ha una forte capacità chelante, ed è quindi molto utile per disintossicarsi dai metalli pesanti o altre sostanze tossiche presenti nell'organismo. Sciogliere un cucchiaino da caffè di Argilla Verde in un bicchiere d'acqua, mescolare con un cucchiaino in legno plastico (NON metallo) e lasciar decantare tutta la notte. Importante che l'argilla non venga a contatto con il metallo poiché essa è molto assorbente!!! Alla mattina, a digiuno, bere l'acqua lasciando lì il deposito di argilla. Questa operazione va ripetuta tutte le mattine per un mese, poi bisognerebbe fare 10 giorni di pausa è ripetere per un altro mese. I benefici di questo trattamento sono: depurazione di sangue e
pelle, disintossicazione dell’apparato digerente e stimolazione delle naturali
funzioni di fegato, bile e reni. L'argilla è anche in grado di cedere piccole quantità di energia elettromagnetica all'organismo, rifornendolo quindi di una po' di sprint in più ;) L'uso dell'argilla potrebbe povocare una leggera stitichezza ... nel caso si può provvedere con l'assunzione di semi di lino o prugne cotte.
Da un po' di tempo volevo cimentarmi nell'autopoduzione di sapone, ma ancora non mi ero decisa... domenica ho voluto iniziare con qualcosa di facile e mi sono limitata a rilavorare un sapone di Marsiglia, aromatizzandolo con i fondi di caffè.
Il prossimo passo sarà sicuramente quello di produrre del sapone all'olio d'oliva con soda custica, metodo "a freddo" sennò i tocca comperare il termometro...
Spesso ho usato i fondi del caffè per togliere i cattivi odori dalle stoviglie,un specie di pre lavaggio che ho imparato dalla mia mamma, ma non avevo mai pensato di aggiungere i fondi al sapone per togliere i cattivi odori anche dalle mani!
Quando ho letto la ricetta ho subito pensato di realizzarla.
Ora sono in attesa che le mie saponette si asciughino per provare ad usarle.
Ancora un compleanno ed ancora un regalo personalizzato ... oramai ci abbiamo preso gusto ;)
Questa volta l'opera a 4 mani ha visto coinvolte Anna e una sua compagna di classe: hanno voluto decorare la maglietta con un Kraken, un polipo gigante, un mostro marino leggendario... la passione del festeggiato!
Ho trovato un disegno semplice in rete e l'ho ricopiato sulla maglietta con un pennarello nero e poi loro hanno provveduto a dipingerlo con pennelli e colori da stoffa.
Poi il mare lo hanno dipinto intingendo i cotton fioc nella tempera, con una tecnica già più volte collaudata sia su carta che su vetro.
Sul retro... il marchio di fabbrica!!!!
Altri suggerimenti per decorare, magliette e non solo, con i colori per stoffa:
Ancora una ricetta Veg, in onore di questi 21 giorni.
Pensare che io gli gnocchi veri e propri non li ho mai fatti... quindi non è stato un gran trauma non usare l'uovo ;) la ricetta a cui mi sono ispirata prevedeva un condimento a base di bottarga... ma io ho preferito veganizzare in toto il piatto, dato che già gli gnocchi erano senza uova!
ingredienti:
200gr di cavolfiore tagliato a cimette (io avevo un cavolfiore medio ... ma non l'ho pesato)
300gr di miglio
farina q.b.
salsa di pomodoro o altro a piacere per condire
Mettete le cimette di cavolo e il miglio nella pentola ed aggiungere acqua in volume pari al cereale e cuocere per 25 minuti, fino all'assortimento totale dell'acqua. Frullare il composto, una volta intiepidito aggiungere farina q.b. per renderlo lavorabile e formare gli gnocchi in modo tradizionale. A questo punto io li ho messi a congelare e poi li ho cotti in acqua bollente e salata il giorno successivo. Una volta cotti li ho adagiati in una pirofila con della salsa al pomodoro, cipolla e basilico e ripassati in forno a 180°C per 15 minuti circa.
Riccardo Mannoni ha costruito il
suo sogno, su quella collina, quella collina sulla quale non
c’era quasi nulla, solo una vigna non curata e un casolare abbandonato.
Inizia con un gruppo di adepti
che credono in lui, lo seguono come un guru …. Poi, per caso questa comunità incrocia
il mondo della tossicodipendenza e con "metodi" nuovi per l’epoca, riesce a
salvare il paziente zero dall'eroina.
Ha inizio quindi un pellegrinaggio
di anime disperate, di giovani tossici, di famiglie allo stremo che chiedono a
Riccardo di aiutarli ad uscire dall'incubo della droga, la piaga sociale di quegli
anni, contro la quale pare non esserci rimedio, se non la via intrapresa dalla
comunità sulla collina.
Tutto sembra perfetto, Riccardo
promette a chiunque varchi quel cancello la salvezza, rispettando le regole della
Collina chiunque potrà scoprire la vera libertà del vivere in comunione con gli altri, una libertà
che nulla ha a che vedere con la libertà effimera data dagli eccessi offerti dalla droga, una falsa idea di libertà che finisce invece col diventare una prigione, la prigione dei più bassi istinti.
Tutto sembra perfetto … un luogo
immerso nella natura, dove tutti hanno da dormire e da mangiare, dove tutti
hanno un lavoro che li impegna e li fa diventare responsabili.
Tutti lavorano e sono uguali, il denaro
non esiste, esistono invece l'impegno, il lavoro e l'osservanza delle regole.
Tutto sembra perfetto, quel luogo
sembra la salvezza dall'eroina, la piaga di quegli anni. Ma molti non sanno, oppure fingono di non sapere, le autorità non sanno... non sanno che quel paradiso non è proprio un paradiso, dal quale
inoltre è impossibile uscire, impossibile scappare. Chi scappa viene ricondotto all'ovile con metodi poco gentili e al rientro alla collina le punizioni sono
terribili. Ci sono gli addetti per questo lavoro, sono uomini fidati di
Riccardo, sono “gli angeli” che svolgono
alacremente questo compito, chi tenta la fuga viene ripreso e riportato
indietro in qualunque modo e con qualunque mezzo, sempre. E la salvezza dall'eroina passa spesso
per l’umiliazione pubblica, le botte, le catene, le celle d’isolamento... il
suicidio.
Una cura contro la dipendenza che ha piuttosto
il sapore di una condanna.
All'interno della comunità tutto
è controllato, regolato: non solo il lavoro, gli orari, il cibo ma anche la
musica che si può ascoltare, le persone che si possono frequentare, che si
possono amare.
Uno dei protagonisti di questo
libro è Ivan, diventato braccio destro, autista, uomo di fiducia di Riccardo. Ha creduto in Riccardo, ha creduto nella sua offerta di
salvezza e poi ha saputo guadagnarsi la sua fiducia, diventando il suo autista,
ovvero la persona a cui affidare i
compiti più delicati. In comunità Ivan ha conosciuto Barbara, una ragazza impulsiva e ribelle, che non sa e non vuole adattarsi al clima della Collina. Ivan e Barbara
si innamorano e si sposano, si possono sposare perché hanno ottenuto il benestare di Riccardo. Perché è Riccardo a dire se puoi amare, e chi puoi amare e chi, a volte, devi imparare ad odiare, per il bene della comunità La storia di Marco è diversa, lui cede all'amore di una dolce ragazza, ma poi si pente di questo amore clandestino, lo confessa a Riccardo e questo procura un'aspra punizione e un'umiliazione pubblica alla ragazza che viene insultata coram populo e poi sottoposta a rasatura dei capelli. Mentre Lui viene premiato con un ruolo da responsabile, per aver saputo riconoscere l'errore...
Dalla storia tra Ivan e Barbara nasce una bimba: Valentina. Valentina nasce sulla Collina e lì cresce fino ai 4 anni. Per un bambino la Collina è un giardino incantato
immerso nel verde dove tutti hanno da dormire e da mangiare, non ci sono pericoli, si può scorrazzare liberamente ... ma non è così per gli adulti, quindi ad un certo
punto i suoi genitori decidono di provare a vivere fuori dalla comunità …
questo tentativo sarà un fallimento che costringerà la famigliola a rientrare
in Collina e costringerà Ivan a dimostrarsi all'altezza della fiducia di
Riccardo, diventando così il suo prediletto, vincolando così le sorti
della propria famiglia….
Un intervista all'autrice del libroqui fatta alle Invasioni Barbariche.
La Collina è un romanzo epico, la storia di una famiglia che si unisce a quella di tanti uomini e donne che hanno abitato quel mondo sperando di tornare alla luce. È il racconto incalzante e appassionato di una voce candida che cuce insieme i fili di tanti destini, i salvati e i sommersi che in nome della guerra alla droga hanno finito spesso per sacrificare se stessi. A Delogu
Navigando in rete, alla ricerca di informazioni riguardo la Collina, che ovviamente è San Patrignano, ho trovato questo sitoLa Mappa Perdutache raccoglie testimonianze degli ex ospiti della comunità, di quella che fu la Comunità per eccellenza di quegli anni, perlomeno nell'immaginario collettivo. Fino a quando ad ottobre del 1980 scoppia lo scandalo...
...il 28 ottobre 1980 una ragazza di ventitré anni, Maria Rosa Cesarini, si presenta alla squadra mobile di Forlì raccontando di essere fuggita da S. Patrignano dopo essere stata rinchiusa per sedici giorni in una piccionaia.Quando i poliziotti irrompono nella comunità, trovano Luciano Rubini e Leonardo Biagiotti incatenati in due locali usati come canile, Marco Marcello Costi incatenato alla porta in ferro di un locale di tre metri per uno e Massimo Sola incatenato ad un manufatto adibito a colombaia....
...Vincenzo Muccioli viene arrestato con alcuni suoi collaboratori e imprigionato per un mese; il processo verrà tenuto quattro anni più tardi e finirà con una condanna a venti mesi per Muccioli in primo grado e assoluzione in appello....
Non so voi, ma io me lo ricordo Muccioli in televisione, me la ricordo l'Italia divisa in due, tra chi sosteneva che i metodi fossero estremi e chi sosteneva che con i tossici non ci fosse altra possibilità.
Mi ricordo le interviste di lui contornato dai SUOI ragazzi, quelli ai quali voleva bene come ad un padre.
Mi ricordo che pensavo "Ok, è vero, ha dei metodi un po' brutali, incatena i ragazzi al letto perchè non scappino e non riprendano a farsi. Se fossi una tossicodipendente vorrei che facessero di tutto per disintossicarmi" ... ma avevo solo 12 anni e non sapevo che le persone in comunità non morivano per la droga, non morivano per le crisi d'astinenza, morivano per i pestaggi, per le torture, punite per non essere state alle regole.
... altri morirono suicidi e anche a questo non veniva dato peso ... un tossico che si suicida non è poi una gran stranezza ...
"Dopo il primo suicidio, quello di Gabriele Di Paola, (gli altri furono quelli di Natalia Berla, il giorno seguente, e Fioralba Petrucci avvenuto di lì a breve) Muccioli mi ordinò di portare via i venti ospiti della manutenzione, il carcere della comunità. Di notte con due furgoni e qualche macchina insieme a Toto, Paro-Paro, Sebastiano e Franchino partimmo per la comunità di Botticella (é una comunità satellite di SanPa, ndr). L'obiettivo era far scomparire testimoni scomodi in un periodo in cui la comunità era tenuta d'occhio dalla polizia. Passammo due mesi vivendo da re".E interrogato sul perché dei sospetti sul suicidio: "Io l'ho visto cadere, ma non so come ha fatto a precipitare per venti metri con la faccia rivolta verso il muro. L'ho sentito gridare “No, no”, ho visto che cercava di aggrapparsi a qualcosa, senza riuscirci. Quando sono corso verso di lui era morto. Il giorno dopo Natalia Berla é scivolata fuori da un finestrino piccolissimo, ma noi eravamo già in montagna a divertirci"Claudio Ghira, ex-medico di S. Patrignano
Stefano Ippolito, uno degli ex di San Patrignano, davanti al magistrato di Rimini Paolo Gengarelli. "Natalia era picchiata sistematicamente - ha raccontato - Si presentava in mensa con gli occhi neri, le labbra gonfie. Un giorno mi ha consegnato un bigliettino di nascosto. ' Telefona ai miei genitori, dì loro che mi vengano a prendere' , c' era scritto sopra. Qualcuno ha visto quel gesto furtivo e ha portato via di peso la ragazza. Io non ho avuto la possibilità di comunicare fuori, a Sanpa i telefoni sono sotto controllo. Il giorno dopo Natalia è volata dalla finestra. Ricordo che c' era una balaustra. Chissà, forse potrebbe esserci stata anche una collutazione" -articolo su La Repubblica del 1994
Quando son diventata un po' più grande, per me, qualcosa stonava nel fatto che tanti ragazzi volessero restare in comunità anche dopo la disintossicazione, che non tornassero alla vita reale.
Pareva che fossero deboli, non in grado di cavarsela all'esterno... forse, in realtà erano aiutati a smettere di usare la droga, ma non venivano mai emancipati dalla comunità, non venivano preparati a volare con le loro ali. Leggendo il libro e anche le testimonianze si capisce che uscire da lì era quasi impossibile.
Lo si capisce bene da questo Regolamento di Sampa non ufficiale.
Dopo il processo,soprattutto dopo il ritrovamento dei ragazzi imprigionati, alcuni dei luoghi di prigionia di San Patrignano erano entrati nel linguaggio comune, almeno dalle mie parti... ricordo che si diceva "in piccionaia" per definire una punizione brutale...
Il punto è che, in quegli anni, i tossici erano solo tossici, gente che si era messa nei guai di propria volontà, gente che se l'era cercata e che creava problemi, che generava criminalità e violenza... forse per questo l'opinione pubblica non si è troppo interessata a ciò che realmente accadeva oltre quel cancello.
Voi che ricordi avete di quegli anni, degli anni dell'eroina?
Cosa ne pensate delle comunità?
Saranno state davvero utili?
Forse a qualcuno sì, forse qualcuna sì...
Un buon modo di iniziare la giornata.
Basta prendersi un po' di tempo, svegliarsi un po' prima,
alzarsi prima delle bambine e fare il Saluto al Sole nella casa silenziosa.
Buona giornata a Tutti
La torta di carote è un classico ... vi ricordate le Camille che ho fatto tempo fa?
Avevano avuto un successone con le bambine, per cui oggi ho provato a ri -veganizzare la ricetta della torta di carote. Ne avevo fatta una versione simile quiperò senza mixare le farine ... oggi ho tentato un'altra variante.
Un'ottima soluzione per la colazione del mattino, da accompagnare ad una spremuta di agrumi.
Pratica anche per la merenda a scuola perché non unge e non sporca.
Ingredienti:
250gr di carote grattugiate finemente
50gr di mandorle ridotte a farina
100gr di farina integrale
150gr di farina 00
50gr di fecola di patate
120gr di zucchero
200ml di latte vegetale
80gr di olio di semi
1 bustina di lievito per dolci
gocce di cioccolato
Ho usato uno stampo da plumcake ma era troppo grande, l'ideale sarebbe uno stampo da 24cm di diametro.
Cuocere a 180°C per 35/40 minuti ... vale la prova stecchino.
Questa volta la scelta l'ha fatta Chiara, che vuole riprovare l'esperienza vegana e vuole cucinare lei quanto più possibile. Le ricette saranno quindi prevalentemente molto semplici e facili... che poi è il tipo di cucina che preferisco.
Questa mattina però, dato che ieri sera è tornata tardi dalla Halloween Cup di Torbolele ho fatto trovare queste brioche farcite di gocce di cioccolato fondente.
La ricetta originale è di Violamirtillo e la potete trovare qui, io ho fatto un paio di modifiche.
Ingredienti:
125 gr di pasta madre rinfrescata
280 gr di farina 0
30 gr di olio disemi di girasole
il succo di un'arancia e poi latte di riso fino ad arrivare a 130 ml.
30gr di zucchero di canna e 30 gr di zucchero bianco
1 pizzico di sale
gocce di cioccolato fondente per farcire
In una ciotola mescolare succo e latte con la pasta madre, aggiungere la farina e lo zucchero e impastare.
quando l'impasto prende corpo aggiungere il sale e poi lentamente l'olio.
Lasciar riposare l'impasto fino al raddoppio.
Sgonfiarlo, stenderlo in un disco dallo spessore abbastanza sottile, ritagliare gli spicchi, farcirli con ciò che si preferisce (anche nulla) e formare le brioche.
Adagiarle su una teglia foderata con carta da forno e lasciar lievitare nel forno spento, coperte con un canovaccio, per tutta la notte.