Se conoscete
EXTRAMAMMA sapete già qual è il suo stile, i suoi post sono scritti con una
grinta e una verve eccezionale, che mettono di buon umore e fanno venir voglia
di leggere subito il prossimo post.
Quando ho
scoperto il suo blog, forse un paio d’anni fa, mi sono andata a leggere i post
più vecchi tanto mi era piaciuto il suo stile.
Quando è
uscito il suo secondo romanzo “Una mamma da URL” me lo son fatto subito
regalare per il mio compleanno e l’ho letto durante il viaggio per andare in
Germania dai miei zii e mi è piaciuto così tanto che l’ho lasciato a mia cugina
… che poi l’ha passato ad un’amica!
Immaginatevi la scena: volo Airberlin, mamma seduta tra due bambine addormentate, che legge
un libro e sghignazza di continuo… il tipo della fila accanto mi lanciava delle
occhiatacce ;)
Ovviamente,
dopo questo secondo romanzo, ho dovuto leggere il primo LOVE.COM una
sorta di diario stile Bridget Johns nostrana, meno squilibrata e meno
eccessiva, una lettura piacevole ma non all’altezza di “Una mamma da URL”… però
questo era il suo primo romanzo e già non era male, il secondo è stato
divertentissimo, sarcastico, spiritoso, riuscendo a toccare anche argomenti
delicati e seri con un tono dissacrante.
Che dire:
stavo aspettando con ansia e grosse aspettative il romanzo numero tre!
“AFFARI
d’amore” è uscito il 21 maggio, ad una settimana da mio compleanno quindi… me
lo son fatto regalare (cosa buffa, dallo stesso amico che mi aveva regalato”Una
mamma da URL”!).
L’ho letto in
un baleno, un paio di giorni … se chiedete al Comandante vi dirà “un paio di
notti” perché io leggo di sera, quindi andavo a letto con il mio bel libretto
e… ho tirato avanti fino all’una e LUI non ne è stato felicissimo: se n’è
andato a dormire sul divano!
Come avrete
capito, anche questo è un libro che si legge velocemente, ha uno stile
scorrevole e la trama è avvincente. Non si tratta però di un libro esilarante
come il precedente, anche se Patrizia riesce sempre a strappare un sorriso al
lettore.
Dalla quarta
di copertina cito
“Isabella, Beatrice, Angelica e Viola:
il loro è un matriarcato,
gli uomini sono solo acessori.
O meglio sponsor”
Le protagoniste
sono appunto queste quattro donne, una famiglia di sole donne, Beatrice la
matriarca ha instillato nella figlia prima e nelle nipoti poi, una sorta di
disprezzo per l’essere maschile che viene visto solo come fonte di reddito.
Un vicenda
moderna che però ha radici nel nostro passato.
Anche se in
questa famiglia tutto è portato all’eccesso, in realtà, l’idea di sposare un buon
partito ci viene dalle nostre nonne e anche prima di loro.
Questo
accadeva in tempi nei quali una donna non poteva cavarsela da sola perché la
società non lo permetteva. Quando alle donne era proibito studiare, lavorare,
votare, l’unica soluzione era il buon partito. Contrarre un patrimonio che
risultasse soddisfacente dal punto di vista economico, una sicurezza per il
futuro.
Poi, anche
quando ci è stato concesso il diritto di voto, anche quando abbiamo cominciato
a lavorare fuori casa, l’idea del buon partito non ci ha abbandonate, l’idea di
sposare un uomo che potesse mantenere noi e i nostri figli, permettendoci di
tornare a lavorare solo tra le pareti domestiche… quante donne negli anni
sessanta, quelli del boom economico, non pensavano alla carriera ma a sposare
un uomo che avesse una carriera o perlomeno un posto fisso, a seconda
dell’estrazione sociale.
Quindi le
moderne mantenute, di cui si parla in questo libro, hanno sviluppato al massimo
la tecnica dell’accalappiare il buon partito.
Per ottenere
risultati soddisfacenti quali vita di lusso, gioielli, rendite… hanno però
ceduto a qualche compromesso, primo su tutti hanno deciso di accantonare
l’amore che non è un buon affare. Meglio usare il cervello e fare calcoli
opportunistici, dare la caccia a uomini più vecchi, agganciare mariti annoiati
delle loro mogli, cercando di accumulare ricchezze che possano garantire una
vita di agi anche quando l’avvenenza le avrà abbandonate.
Beatrice, la
nonna, ha vissuta l’intera esistenza così ed ha plasamto a sua immagine anche
la figlia Isabella e con lei le due nipoti, giovani, giovanissime… forse troppo
per arrendersi senza lottare ad una vita così grigia sotto lo scintillio dei
gioielli? O forse già abbastanza smaliziate da trovare anche fonti di reddito
alternative?
Ho trovato la
lettura di questo libro abbastanza coinvolgente, avendo due figlie femmine,
ovviamente tutto qui è molto esasperato trattandosi di finzione. Non credo
esista realmente un’intera famiglia così (almeno me lo auguro) ma sicuramente
le tipologie di donne descritte sono realistiche.
I mezzi di
comunicazione trasmettono, anche in questi momenti di crisi, l’idea che la vita
debba essere vissuta ad un certo livello (parlando di beni materiali), sembra
che non si possa fare a meno dell’ultimo modello di I-phone, dei vestiti
firmati, della macchina di lusso, persino dei giocattoli griffati!
Ogni cosa
denota uno status simbol e sembra che
siamo tutti impegnati nella folle corsa a raggiungere i vari obiettivi senza i
quali pare non potremmo vivere.
E come fare
per raggiungere quello che non abbiamo?
Si lavora e
si guadagna… ma se si è troppo giovani per lavorare? Come si può guadagnare
velocemente? La rete viene in aiuto alle piccole imprenditrici che non hanno
altro che la loro avvenenza e la loro giovinezza da mettere sul mercato.
Mentre in
Brasile ci sono le baby prostitute che si vendono per poter mangiare, qui ci
sono le cam girl, baby prostitute virtuali che vendono la loro
immagine per potersi permettere un tenore di vita diverso.
Ci sono le
donne che scendono in piazza al grido di “se
non ora quando!” scandalizzate dal comportamento dell’ex premier nei
confronti delle donne e poi ci sono le donne che non vedono nulla di sbagliato nell'approfittare della situazione per guadagnarci un po’.
Questi due
mondi ci sono sempre stati e sempre convivranno solo che, a volte, assumono delle
sfumature troppo vivide per poter essere ignorate.
- Patrizia,
hai scritto questo libro che parla di
donne che sembrano aver scelto di prendere una scorciatoia per dimostrare qualcosa
o per porre l’accento su questo argomento?
Direi
per affrontare l'argomento, infatti mi preoccupa e angoscia l'idea che con i
messaggi che ci giungono dai media e soprattutto dalla televisione i modelli
imposti ai giovanissimi sono quelli più vuoti basati sull'apparire o non sulla
sostanza. Le donne protagoniste del mio romanzo, sono classici esempi di questo
credo. E in questo momento così difficile economicamente la tentazione di
essere furbi e prendere scorciatoie può essere fortissima.
Come mamma di
due bambine e come donna, trovo molto aride le vite di queste persone, oltre
che molto stressanti, sempre dipendenti da altri.
Le donne
negli anni hanno lottato molto per raggiungere l’indipendenza e per essere
apprezzate per quello che sono e per quello che sanno fare, ma ancora ci sono
donne che scelgono l’opportunismo, pensando ad una scorciatoia, senza capire
quanto costerà loro questo compromesso.
- Anche
tu hai due figlie, la loro età è “pericolosamente” vicina a quella della più
giovane tra le protagoniste del libro. Hai parlato con loro dell’argomento del
libro?
Certo,
soprattutto con Anita, la più grande, mi ha fornito una consulenza sull'amore
che hanno i giovanissimi per i social network, sul loro uso e abuso. Poi, con
lei non sono andata nel dettaglio su cosa fa Viola, la sedicenne del mio libro,
davanti alla web camera. Comunque tantissime ragazzine,
"normali", anche quelle più
tranquille e anonime, su fb si scatenano in pose ammiccanti che a me fanno
tristezza ma a loro servono, pare, per garantirsi un po' di autostima.
Hai scritto
tre libri, tutti e tre parlano di donne: una trentenne in “crisi”, una mamma
equilibrista, infine questa famiglia di donne-vampiro.
- Quale
di questi libri ti è piaciuto maggiormente scrivere?
Quest'ultimo
è stato il più difficile e senz'altro anche quello che mi ha coinvolto
maggiormente, però ci sono parti anche degli altri che ricordo di aver scritto
con piacere. Ci sono scene che a volte sembrano comporsi da sole, altre che
invece devo scrivere e riscrivere tante volte.