Tutti gli indirizzi perduti
di Laura Imai Messina
Nel 2020 avevo letto Quel che affidiamo al vento ma non mi aveva coinvolto un granché.
Lo stile di scrittura sembrava scimmiottare quello degli autori giapponesi (le traduzioni ovviamente) ma mi pareva che mancasse qualcosa.
Questo libro invece mi è piaciuto molto, sia per lo stile che per l'argomento.
Su una piccola isola giapponese, a forma di elica, nel mare di Seto, si trova un ufficio postale speciale, unico nel suo genere: l'Ufficio postale alla deriva dove approdano le lettere senza indirizzo. Vi arrivano anche tutte le lettere scritte senza che dovessero necessariamente arrivare al destinatario, scritte più per una necessità del mittente e inviate a questo ufficio postale.
"Le persone hanno bisogno di scrivere. Hi capito che per alcuni di loro, farlo coincide con sopravvivere"
Nell'ufficio postale di Awashima, vengono conservate tutte le lettere spedite a un destinatario irraggiungibile: un amore perduto, una persona che non c'è più, un giocattolo smarrito, l'inventore del phon...
Queste lettere sono come messaggi in bottiglia lanciati nel mare, forse qualcuno li leggerà, anche se non sarà il destinatario.
Un libro che mostra il potere catartico della scrittura perché certe cose si possono solo scrivere, la potenza di certi sentimento o di certi concetti si esprime meglio per lettera.
Inoltre scrivere può curare, tenere compagnia, aiutarci a capire le persone, il mondo, o anche noi stessi.
"Tutto il senso dello scrivere queste lettere è, precisamente, scriverle"
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