Siamo di nuovo in estate, la mia stagione preferita.
Trascorriamo le giornate sulla spiaggia e, quest'anno, anche in barca: abbiamo una barchetta, una ex scialuppa riadattata per navigare in laguna e per andare a fare il bagno in quei posti tranquilli popolati solo da gente locale, dove il turista non pensa neanche lontanamente di andare.
Nuotare in laguna ha tutto un altro sapore, altri ritmi, altri suoni.
Tutto è più tranquillo e sembra di essere lontani da tutto e da tutti specialmente se si va in un giorno feriale.
Come avevo già spiegato in
questo post, tuffarsi potrebbe non essere un'impresa facile per i vostri bambini, anche se magari sanno già nuotare un po'.
Inoltre tuffarsi dal bordo della piscina o dalle spalle del papà, non è la stessa cosa che tuffarsi da una barca... nel nulla!
Me ne sono accorta durante la nostra gita di ieri davanti all'isola di
Poveglia.
Le mie bambine che , solitamente, sono due piccoli pesciolini, hanno avuto qualche timore a lanciarsi in acqua dalla barca.
Ovviamente entrambe sanno nuotare, quindi non c'era nessun reale pericolo, solo la paura data da una situazione nuova.
Per allentare la tensione ed aiutarle ad affrontare questa nuova situazione ho proposto loro di tuffarsi abbracciando dei galleggianti, nello specifico dei parabordi!
Questa è una soluzione che va bene solo se i vostri bambini sanno già nuotare e se hanno già superato la paura del tuffo, magari in una situazione più tranquilla.
Quello che metteva a disagio le mie bambine era il "nulla" attorno a noi, l'idea di tuffarsi nell'acqua e non avere nulla attorno a cui aggrapparsi a cui fare riferimento.
Naturalmente le chiacchiere stanno a zero, quindi, nonostante il mal di schiena ho dovuto dimostrare alle mie figlie che buttarsi dalla barca è divertente, facile e per nulla pericoloso!
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NOTARE LA SCHIENA RIGIDA... VENIVO DRITTA, DRITTA DALLE MANI DELLA FISIOTERAPISTA! |
Poi fortunatamente la curiosità ha preso il sopravvento e Chiara ha voluto provare a tuffarsi, prima abbracciando il parabordi e poi buttandolo nell'acqua prima di lei.
In realtà aveva bisogno di un salvagente psicologico, non di un vero sostegno galleggiante.
Quando ha capito di potercela fare da sola ha cominciato a nuotare vicina alla barca e poi lentamente ad allontanarsi.
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FASE UNO: APPOGGIARE IL PIEDE SUL BORDO... |
Una delle cose da spiegare bene ai bambini e che i piedi devono essere ben ancorati alla base di partenza, con le dita che ghermiscono il bordo esterno sul quale fare presa e prendere lo slancio verso l'acqua.
Può capitare che il bambino, avendo paura, tenga il sederino verso il basso, in una posizione "seduta" lasciandosi cadere in acqua senza lanciarsi verso fuori, cadendo rasente al bordo.
Questo può essere pericoloso, quindi accertatevi che abbia capito che si deve lanciare verso l'acqua.
Se non ne fosse capace, potete aiutarlo voi con una leggera spinta sul sederino, per fargli capire la direzione che deve prendere:
questo solo se il bambino ha manifestato la voglia di imparare a tuffarsi!!!
Mi raccomando, niente tuffi a sorpresa: potrebbero essere terrorizzanti per il bambino e bloccargli l'apprendimento.
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FASE DUE: MI TUFFO!!!
Beh, io vado.... ci si vede alla prossima lezione di nuoto! Dato il "successo" delle lezioni on-line della scorsa stagione, continuerò anche quest'anno a condividere sul blog le mie esperienze di istruttrice e mamma acquatica!
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