Eccomi qui, di nuovo, a recensire un libro scritto da
un’amica… sono fortunata però !
Anche in questo caso si tratta di una storia intensa e
coinvolgente, il diario di una donna che descrive la via (il calvario direi io)
che percorre chi, come lei, decide di voler avere un figlio con la procreazione
assistita.
Leggere questo libro è stato per me molto faticoso, ne ho
ricavato un bel mal di stomaco (io somatizzo così) perché le tematiche trattate
cozzavano parecchi con il mio modo di vedere.
Innanzitutto partiamo dal presupposto che io non ho dovuto
fare nessuna scelta, i figli sono arrivati nel modo canonico e senza neanche
troppi sforzi. Data l’età (36 anni), un aborto spontaneo alla prima gravidanza
non si può considerare una difficoltà, come han detto i medici “è fisiologico”
… ci si sta male ugualmente, ma si prosegue con slancio.
Prima di sposarmi, ho parlato spesso di questo argomento con
il Comandante, avevo le idee ben chiare, da sempre: non voglio una vita senza
figli, ma non è necessario che sia io a partorirli.
Mi son sentita pronta ad essere mamma sin da quando avevo 20
anni, anche se poi la vita mi ha portato ad avere figli molto più avanti. Non
ho però mai sentito la necessità di essere una “mamma di pancia”.
Ho sempre
pensato che ci fossero tanti bambini al mondo bisognosi d’affetto, quindi non
sarebbe stato necessario un accanimento terapeutico per concepire un figlio.
Pensavo anche che avrei potuto partorirne uno io e uno
adottarlo…
Il Comandante invece temeva l’adozione, temeva di non essere all'altezza.
La sua più grande paura era il rischio di non essere un
bravo genitore e di far soffrire il bambino.
Spesso abbiamo discusso sull'argomento e lui criticava le
mie certezze, chiedendomi come potessi essere sicura che sarei stata una buona
madre per un bambino “non mio”, chiedendomi come potessi essere sicura che
l’avrei veramente amato con tutta me stessa, senza riserve…
Il nostro vissuto ci condiziona, mia madre mi ha sempre
trasmesso il suo rimpianto per non aver potuto adottare un bambino, all'epoca la situazione economica non era florida, l’unico stipendio era quello di mio
padre e quindi la famiglia non era considerata in grado di sostenere un secondo
figlio. Ricordo che una delle obiezioni fu che avrebbe dovuto dividere la
stanza con me e non ne avrebbe avuta una sua… insomma l’adozione era per gente
ricca!
Ecco, forse sono cresciuta avendo nel DNA l’informazione che
adottare un bambino fosse la cosa più naturale e ragionevole: perché accanirsi
per fecondare artificialmente, quando ci sono così tanti bambini che aspettano
di essere amati?
Partendo da questo presupposto, la lettura di questo libro è
stata coinvolgente ma difficile.
La sofferenza sia fisica che morale attraverso cui è passata
questa donna è enorme e, nonostante questo, riesce anche a sentirsi in colpa!
Ho vissuto da vicino l’impossibilità di avere figli tramite
una persona a me molto cara, quasi una sorella. Ricordo la sua tristezza e
ricordo le stupide domande che fa la gente:
“E voi come mai
niente figli? E sì che siete sposati da un pezzo, cosa aspettate?”
Se questa domanda viene dalla nonna novantenne, si può anche
scusare, ma che a farla siano i miei coetanei, questo mi fa davvero arrabbiare!
Una delle mie zie più vecchie mi chiedeva sempre se avessi il fidanzato, quando
sono arrivata ai vent'anni ha smesso perché “oramai resta zitella, una croce
per i suoi genitori” ecco, da una così te la puoi anche aspettare la domanda
invece la gente ancora oggi apre bocca e da fiato senza pensare, con una
leggerezza imbarazzante.
Sia questa mia dolce “sorellina”, che la donna del libro,
non osano rispondere in malo modo alle persone insensibili che pongono certe
domande… si sentono in colpa, se rispondono, rischiano di mettere in imbarazzo
l’altra persona.
Beh, mettiamola pure in imbarazzo direi io!
Magari così eviterà in futuro di ferire altre persone.
Un
giorno non ci ho più visto e alla domanda (non rivolta a me, ma alla mia “sorellina”) “ e tu perché non fai
figli?” (ma si può essere più scemi?) ho risposto io “sai lei avrebbe anche
voluto fare un figlio, ma poi ha pensato che sarebbe potuto venir fuori stupido
come te e allora ci ha ripensato!”
Il genio si è risentito “mi spiace, ma come facevo io a
sapere che non potevano avere figli?”
Certo, non potevi saperlo, ma non ti viene in mente che
queste non son domande da fare? Che potresti ferire qualcuno che sta già
soffrendo abbastanza?
Oltre al fatto che qualcuno non può avere figli, altri
invece non li vogliono avere. Scelta legittima e assolutamente non criticabile
e anche qui la domanda è inopportuna, perché mette in crisi chi vorrebbe
rispondere “perché non ne vogliamo” dato che è inconcepibile per la moderna
società che una donna possa non voler essere madre, pare che quello sia l’unico
scopo per cui siamo state create!
Come potete capire, questo argomento mi coinvolge molto,
quindi leggere il libro è stata un’esperienza forte.
La storia di questa donna è ancor più complessa perché la
sua fecondazione necessita di analisi pre impianto, cosa che in Italia è
assolutamente fuori legge. L’unica possibilità rimane l’estero. Va da sé che, a
queste condizioni, un figlio se lo possono permettere in pochi.
Un libro forte e intenso, sull'argomento trattato non voglio esprimere nessun giudizio perché sento, in cuor mio, che non ne sarei in grado.
Non saprei dire se la legge italiana riguardo alle indagini pre impianto sia giusta o sbagliata, non saprei dire dove si dovrebbe mettere il limite ...
Con questo post parteciperò al Venerdì del Libro di Homemademamma .
Non saprei dire se la legge italiana riguardo alle indagini pre impianto sia giusta o sbagliata, non saprei dire dove si dovrebbe mettere il limite ...
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