La famiglia Karnowski
di
Israel J Singer
"I Karnowski della Grande Polonia erano noti per il loro carattere testardo e provocatore, ma allo stesso tempo stimati per la vasta erudizione e l’intelligenza penetrante. La genialità era inscritta nelle alte fronti da studioso e negli occhi profondi e inquieti, neri come il carbone. Ostinazione e sfida si leggevano sui nasi forti e sproporzionati che spiccavano beffardi e arroganti nei loro volti scarni: poche confidenze! E’ per via di questa testardaggine che nessuno in famiglia era diventato rabbino, anche se non sarebbe stato difficile, e tutti avevano intrapreso la via del commercio "
Un romanzo che racconta la storia di una famiglia di ebrei
orientali, attraverso tre generazioni a partire dalla fine dell’Ottocento fino
alla metà degli anni Quaranta. La storia dell’ascesa e della caduta della
famiglia Karnowski che parte dal
villaggio polacco di Melnitz, arrivando a Berlino durante gli splendori della
Belle Epoque, fino all’ascesa del nazismo che porterà la famiglia alla fuga in
America. Questo è solo il canovaccio di una storia ricca di personaggi e di
accadimenti nella quale ha una grande ruolo il contrasto tra gli ebrei assidi,
studiosi della Kabbalah e gli illuministi dell’Haskalah.
Alla fine dell’Ottocento, il giovane e “illuminato” David
Karnowski, commerciante di legname, decide di andarsene dalla Polonia per andare
in Germania alla ricerca di un ambiente culturalmente più elevato. “Non
resterò un giorno di più in mezzo a quei selvaggi e bifolchi, nemmeno per tutto
l’oro del mondo”,sono le sue parole al momento di partire.
A Berlino, infatti sarà accolto dalla borghesia ebraica e
dagli esponenti più autorevoli dell’Haskalah, mentre la sua giovane moglie Lea
rimpiange il suo villaggio, la famiglia, le chiacchiere con le amiche. Il marito
la rimprovera di parlare sempre in yiddish e di non fare abbastanza per elevarsi
e riuscire sostenere la conversazione con le signore della borghesia ebraica
illuminata. Lea si vergogna della sua conoscenza della lingua tedesca, preferirebbe
nascondersi in casa e lasciare le serate mondane al marito che la rimprovera “Per
l’amor del cielo, parla tedesco!”. La lingua della moglie gli ricorda
il rabbino di Melnitz, il hassidismo, l’ignoranza. Inoltre teme che, sentendo
quel dialetto straniero, qualche tedesco possa confonderlo con uno degli ebrei della Dragonerstrasse,
un quartiere che trabocca “di
negozi, bottegucce, rivenditori di carne kasher, locande e minuscole case di
preghiera”.David non vuole avere nulla a che fare con quegli ebrei, va in quel quartiere solo per far visita ad un vecchio studioso e alla sua enorme libreria colma di testi sacri e manoscritti rari impolverati e minacciati dai topi. In questo quartiere ebraico vive un
personaggio che intreccerà la propria vita con quella di David in due
occasioni: il ricco Solomon Burak, padrone del gigantesco Emporio delle
Occasioni il cui motto è “Soldo più, soldo meno, vivi e lascia
vivere”.
Georg, il figlio di David e Lea, studierà e diventerà un
medico ricco e stimato, sposerà una gentile con la quale avrà un figlio, Jegor.
David non sarà però contento del il matrimonio di Georg con una donna cristiana. Poiché integrazione non è cancellazione, lui che al figlio “aveva imposto due nomi: Moshe,
in onore di Mendelssohn, il nome ebraico con cui lo avrebbero chiamato alla
lettura della Torah quando fosse stato più grande, e Georg, un nome tedesco che
ricordava quello di suo padre Gershom, da usare nella vita di tutti i giorni”
non vede di buon occhio un matrimonio misto.
A Georg, oramai medico affermato, sembrerà invece di aver finalmente raggiunto il
sogno del padre riguardo ad una totale integrazione e di essere “ebreo
tra gli ebrei, tedesco tra i tedeschi”.
La scalata sociale di Georg finisce nella rovina, come per
tutti gli ebrei tedeschi, con la vittoria del nazismo inizia il calvario. E’
arrivato il tempo in cui si capisce che “la vita è burlona, rabbi Karnowski, ama
giocarci qualche tiro mancino. Volevamo essere ebrei in casa e uomini in
strada, è arrivata la vita e ha messo tutto sottosopra: siamo goym in casa ed
ebrei in strada”.
Oramai nulla ha più alcuna importanza, non contano il sangue
versato per la patria, la cultura, la ricchezza, il rispetto delle regole.
Conta quel che gli altri decidono per te. Il figlio di Georg, Jegor, viene umiliato proprio nella ricca scuola privata dove il padre lo aveva iscritto. Il giovane Jegor viene brutalmente denudato ed esposto sul palco, nell'auditorium della sua scuola, di
fronte a tutti gli allievi e agli insegnanti, perché uno zelante preside antisemita,
alla ricerca di fortuna nel nuovo ordine, decide di mostrarlo come esempio vivente
delle nuove teorie razziali.
L’avvento del Nazionalsocialismo e dell’antisemitismo costringerà
i Karnowski a fuggire oltre oceano. Giunta in America la vita per famiglia non
è affatto facile, a questo si aggiunge la tragedia personale del giovane Jegor,
metà ebreo e metà gentile. Divisione interiore iniziata in Germania a causa del
comportamento dello zio materno che lo aveva portato all'odio assoluto verso la
propria parte ebrea, rappresentata dal padre ma che Jegor detesta innanzitutto in se stesso.
A New York si è trasferito anche il mercante Solomon Burak , il
quale, grazie alla propria intraprendenza e al fiuto per gli affari, ha già
ricostruito la propria fortuna, nonostante abbia dovuto abbandonare tutte le sue ricchezze in Germania.
Il vecchio David dovrà abbassarsi a chiedere aiuto proprio al ricco
commerciante il quale ha già dimenticato le antiche offese subite e aiuterà David
Karnowski a diventare scaccino principale della sinagoga Shaare- Tsedek.
L’intera narrazione è dedicata alla descrizione di fatti,
dei pensieri quotidiani dei personaggi, delle dinamiche contraddittorie delle
loro esistenze che li spingono a scegliere, a sbagliare e a rimediare, quando possono.
La descrizione accurata dei personaggi, delle loro
abitudini, del loro aspetto, dei loro ideali, dei loro sentimenti, mi ha fatto amare
molto questo libro. Uno spaccato di umanità decritta magistralmente.
Questo romanzo narra anche dell’amore tradito degli ebrei
verso la Germania. L’ideale che spinge il patriarca David è il desiderio di
sentirsi parte di un mondo evoluto e colto, e “Berlino aveva sempre
rappresentato per lui la cultura, sapienza, nobiltà, bellezza, luce attingibili
solo in sogno”.